martedì 9 settembre 2008

Lost Paradises

Stavano parlando, seduti sul divano uno accanto all'altra, davanti a un documentario sui paradisi terrestri. Lui pensava di averne uno proprio al suo fianco, ogni volta che guardava il suo viso.
Come aveva fatto a non notarlo prima?
Lei sorrideva sempre, con la bocca, con gli occhi, con la pelle. Alcune ciocche della sua chioma ribelle le cadevano spesso sulla fronte, quasi danzando, cercando di sfuggire ai buffi tentativi che faceva per risistemarseli.
Niente in lei trasudava malizia, ogni suo movimento era dettato da un'ingenuità naturale, che gli faceva solo venire voglia di proteggerla. 
Sapeva guardarti con occhi profondi, quelli che ti spogliano l'anima. Facevano un po' paura all'inizio, fino a quando non ti accorgevi che in realtà si spalancavano per farti vedere quello che aveva dentro di se. Bastava uno spiraglio, per capire che con i colori che aveva la sua anima avresti potuto dipingere il più bel quadro mai visto prima.
A ogni parola di lei, pronunciata con un suono sempre diverso e in qualche modo intrigante, lui desiderava sempre di più un contatto con la sua pelle, ipnotizzato dai suoi occhi e attirato da quello strano contrasto di emozioni che gli faceva provare, quella sensualità incorniciata da un alone di purezza.
Ad un tratto si avvicinò dolcemente al suo collo: prima affondò la faccia nei suoi capelli, poi sfiorò la sua pelle e si inebriò del profumo più buono che avesse mai sentito. 
Un profumo che in qualche modo gli sembrava di conoscere. 
Sapeva di biancheria pulita, di biscotti fatti in casa, di fiori appena colti, di erba appena tagliata, di frutta maturata al sole, di aria primaverile, di mare in tempesta, di pioggia estiva.
Ma c'era anche qualcosa di magico.
Sembrava profumo di polvere di stelle, di sogni ad occhi aperti,di arcobaleno.
Era come tornare bambini. Era come volare.

1 commento:

Edo ha detto...

Continua a scrivere sNic!